Sabato 12 ottobre 2019 si sono svolti a Kona, nella “Big island”, l’isola più grande delle Hawaii in mezzo all’oceano Pacifico i Campionati Mondiali di distanza “Ironman”: si tratta della 41esima edizione.

L’Ironman World Championship 2019 è stato un colossale evento che ha richiamato 1900 atleti, tra professionisti e amatori, qualificatisi durante l’anno precedente in una delle numerose gare disseminate nel pianeta dalla WTC, la World Triathlon Conference, società organizzatrice dell’evento.

È il sogno di ogni triathleta: più di 90.000 atleti di 75 paesi si sono messi alla prova in una delle 47 gare per accedere alla finale: i criteri sono semplici, vincere la propria categoria (vale anche per gli age group, ovvero gli amatori). In caso di rinuncia del vincitore viene offerto il famoso “slot” al secondo e così via.

Nutrita la pattuglia italiana al via. Daniel Fontana (per la sesta volta a Kona) era l’unico rappresentante italiano tra gli atleti elite. A fargli compagnia altri 44 triatleti italiani age group: tra questi ben 9 donne.

Tra queste la nostra “insider” Angela Fogarolli al via per la seconda volta a Kona nella categoria F 40-44 di cui avremo  un report dall’interno della gara. Angela si è qualificata all’IronMan di Bolton in Inghilterra, dopo averci provato anche a Lanzarote.

Le competizioni nelle categorie degli age group sono molto accese  e spesso sul podio vediamo atleti  provenienti da altre discipline: un esempio sono gli ex professionisti di ciclismo Alexandre Vinokurov e Laurent Jalabert sul podio ai recenti mondiali di mezzo Ironman a Nizza.

In alcune categorie visto l’affollamento l’organizzazione mette a disposizione più slot. Le gare poi offrono ancora più posti a seconda della loro difficoltà, etichettata in “gold”, “silver” e così via.

Il gruppo degli age group a Kona capitanato da Daniel Fontana

Il gruppo degli age group a Kona capitanato da Daniel Fontana. Photo credits: fitri.it.

La gara: il nuoto per 3,8 km nell’Oceano Pacifico

Il nuoto si è svolto nella Kailua Bay a Kona, nella Big Island: il percorso era andata e ritorno con giro di boa a metà attorno a una postazione galleggiante con una barca per eventuale assistenza.

Le gare sono partite regolarmente alle 6:25 ora locale, le 18 :25 in Italia: prima i maschi e 3 minuti dopo le donne. 

L’oceano era in discrete condizioni, anche se nuotare alle Hawaii non è mai semplice: io stesso lo ho provato l’anno scorso ai Campionati Mondiali Xterra a Maui, un’altra delle bellissime isole hawaiane. Appena in acqua anche se non vedi onde ti senti trasportato di qua e di là dalle correnti e bastano due bracciate a 50 metri dalla spiaggia  che, quando sei nel cavo dell’onda, non vedi più la riva!

All’uscita dopo 47 minuti e 30 circa (il record è un minuto in meno) il neozelandese Asberger guida un primo gruppo di una decina di atleti con Jan Frodeno e Alistair Brownlee (bicampione olimpico ma rookie qui alle Hawaii) immediatamente alle calcagna.

Mentre i pro escono dall’acqua sulla stessa passerella entrano gli ultimi age group, che partono a scaglioni e che sono molto più numerosi.

Il nostro Fontana esce in ventesima posizione in 51’01”, a un ritmo di 1’19″/100m.

Le donne escono in poco più di 49 minuti: si tratta dell’inglese Charles-Barclay, ex nazionale di nuoto in acque libere e detentrice del miglior tempo nel nuoto a Kona e dell’americana Brandon; quest’ultima purtroppo perde alcuni secondi cercando la propria sacca nella lunga transition area ed è costretta a tornare indietro: evidentemente queste cose non succedono solo agli amatori in debito di ossigeno!

La nostra “insider” Angela ci racconta di un nuoto abbastanza tranquillo anche se con molte onde lunghe: in alcuni momenti le boe erano poco visibili dal cavo dell’onda. La temperatura dell’acqua era buona.

Parecchi pro utilizzano i costumi autorizzati dall’organizzazione sopra il body: le mute infatti sono vietate in questa gara.

Jan Frodeno all'uscita della T1: alle sue spalle Alistair Brownlee

Jan Frodeno all’uscita della T1: alle sue spalle Alistair Brownlee. Photo credits ironman.com.

La bici per 180 km lungo la costa ovest della Big island

Usciti dalla T1 passa in testa Jan Frodeno con il suo bolide Canyon Speedmax. Dopo un po’ di chilometri però comincia una sorta di tatticismo tra i 5 che compongono il gruppo di testa: Frodeno si fa da parte e fa passare in testa Brownlee e poi Clawell. Quest’ultimo dà sfoggio di abilità e coraggio mettendosi in posizione aero sulla bici da triathlon come si vede fare solo nelle discese del Tour de France.

Ogni contendente rimane fuori dalla scia di chi lo precede e il gruppetto procede spedito come un plotone lungo le sterminate distese di lava della costa della Big island.

Curioso è stato vedere i ripetuti tentativi attuati dai concorrenti per afferrare la borraccia ai rifornimenti, passando a 50 chilometri orari!

Frodeno allunga nel finale di frazione ed è il primo a entrare in T2, anche se il miglior tempo lo fa segnare Cameron Wurf di ben 5 minuti rispetto a lui e 3 rispetto a Brownlee. Si segnala il ritiro di Patrick Lange a circa 60 km del percorso quando incrocia il proprio allenatore: il tedesco vincitore delle ultime due edizioni (e detentore del record del percorso e del record di maratona in questa gara) sembra essere capitolato sotto i sintomi di un’influenza.

Nella Gara femminile Charles-Barclay esce per prima nella T2 e si avvia di buon passo: la gara sembra già sua. Naufraga invece la Brandon, seconda uscita a nuoto, che prende mezzora di ritardo.

Anche Daniela Ryf, attesa per la sua probabile quinta vittoria in questa gara, che le permetterebbe di doppiare le 5 già ottenute nel mezzo Ironamn, esce 20 minuti dopo dalla T2 con il dodicesimo tempo in bici, già gravata di 5 minuti a nuoto. Si parla di problemi di stomaco per lei.

La nostra “insider” ci racconta di una gara segnata dal vento laterale, a volte molto fastidioso e pericoloso a certe velocità.

Il percorso è monotono lungo l’autostrada e mette a dura prova i contendenti per il vento e le alte temperature. Spesso i più forti, dice, non sono preparati mentalmente e fisicamente alle prove che l’isola ti mette davanti.

La maratona in meno di 3 ore per i primi

La gara più avvincente risulta quella delle donne: fuori gioco la Ryf, Charles-Barclay subisce il recupero delle avversarie e finisce in terza posizione, per poi riprendersi la seconda piazza ai danni di Sarah Crowley. Su tutte irrompe però la tedesca Anne Haug che, con una maratona corsa in 2 ore e 51′, vince il titolo rifilando nella corsa ben 15 minuti a chi l’aveva preceduta a nuoto di 5.

La Crowley fa una gara sugli stessi tempi della Haugg tranne la maratona finale, chiusa comunque sotto le tre ore.

Da notare che in questa gara, come poche volte succede, la vincitrice intasca 120.000 dollari, al pari dei colleghi maschi.

I tempi della vincitrice all'Ironman Wirld Championship di Kona

I tempi della vincitrice all’Ironman Wirld Championship di Kona. Photo credits ironman.com.

Nella gara maschile Frodeno chiude con il record della gara, poco più di un minuto meno di quanto fatto registrare da Patrick Lange nel 2018. Sul podio salgono l’americano Tim O’Donnel, autore di una gara regolare sotto le otto ore e il tedesco Sebastian Kienle che purtroppo paga il ritardo del nuoto di 5 minuti.

Al quinto posto l’ex olimpionico di canottaggio e professionista di ciclismo Cameron Wurf, con il miglior crono in bici. Da sottolineare che l’australiano ha vinto non più tardi di 3 settimane fa l’Ironman di Cervia 2019.

Complessivamente il tedesco Jan Frodeno fa una gara di altissimo livello realizzando il record della corsa, senza però eccellere in nessuna delle tre specialità i cui record delle singole discipline rimangono imbattuti. Dai tempi si vede che  chi eccelle in una prova ma paga troppo nelle altre fatica ad andare a podio: lo stesso Asberger che ha guidato il nuoto poi ha chiuso la maratona in 3 ore e 25′.

Jan Frodeno vincitore del suo terzo Ironman

Jan Frodeno vincitore del suo terzo Ironman. Photo credits ironman.com.

La classifica dei primi 10 uomini

Questa la classifica dei primi dieci classificati tra gli uomini, con tempi finali e distacco dal vincitore.

 

Posizione Atleta Tempo Distacco
1 Jan Frodeno 7:51:13
2 Tim O’Donnell 7:59:41 8:28
3 Sebastian Kienle 8:02:04 10:52
4 Ben Hoffman 8:02:52 11:39
5 Cameron Wurf 8:06:41 15:29
6 Joe Skipper 8:07:46 16:33
7 Braden Currie 8:08:48 17:36
8 Philipp Koutny 8:10:29 19:17
9 Bart Aernouts 8:12:27 21:14
10 Chris Leiferman 8:13:37 22:25

Fuori dai 20 Brownleee, a lungo nel gruppo dei migliori, e Fontana che, dopo le buone prove di nuoto e bici, ha pagato una maratona non all’altezza: 3h 13′, concludendo al 35° posto.

La classifica delle prime 10 donne

Questa la classifica delle prime dieci classificate tra le donne, con tempi finali e distacco dalla vincitrice.

 

Posizione Atleta Tempo Distacco
1 Anne Haug 8:40:10
2 Lucy Charles-Barclay 8:46:44 6:35
3 Sarah Crowley 8:48:13 8:03
4 Laura Philipp 8:51:42 11:33
5 Heather Jackson 8:54:44 14:35
6 Kaisa Sali 8:55:33 15:24
7 Corinne Abraham 8:58:38 18:29
8 Carrie Lester 8:58:40 18:31
9 Daniela Bleymehl 9:08:30 28:21
10 Linsey Corbin 9:09:06 28:57

Fuori dalle 10 la pluricampionessa (4 volte nella distanza Ironman e ben 5 volte nella distanza Half Ironman) Daniela Ryf, debilitata da problemi di stomaco, solo 13esima.

I vincitori di categoria e i migliori italiani maschili

 

Age Group Vincitore
18 -24 Gustav Palm-Henriksen (danese) in 9 ore 8 minuti
Miglior italiano Ivan Capelli in 9 ore e 50 al dodicesimo posto; da notare che si è qualificato ai primi di agosto in Lettonia
25 -29 Aaron Tomasz (inglese) in 8 ore e 47 minuti
Nessun italiano al via
30-34 Ivan Caceres Lopez (spagnolo) in 8 ore e 47 minuti
Tre italiani al via: il migliore è Lorenzo Felici in 10 ore e 19 minuti
35-39 Sérgio Marques (portoghese) in 8 ore e 35 minuti
Tre italiani al via: il migliore Enzo Bergamo in 9 ore e 16 minuti. Si tratta del miglior risultato tra tutti i partecipanti italiani
40-44 Carsten Demant Sørensen (danese) in 8 ore e 56 minuti
13 italiani al via: il migliore è Claudio Oriana in 9 ore e 29 minuti
45-49 Alexandre Vinokurov (ex professionista di ciclismo del Kazakistan) in 8 ore e 48 minuti
9 italiani al via: il migliore è Alessandro Tamaiuolo, sesto in 9h 25′
50-54 Anthony Philippe (francese) batte il connazionale e ben più famoso ex professionista di ciclismo Laurent Jalabert in 9 ore e 17′
7 italiani al via: il migliore Giusepe Solla in 9 ore e 54′
55-59 Richard Sweet (USA) in 9 ore 32′
2 italiani al via: il migliore è Massimo Ciocia in 10 ore 22′
60-64 Kevin Ferguson (australiano) in 10 ore 7 minuti
Aldo Nobili, unico italiano al via, termina in 12 ore 29′
65-69 Roberto Azevedo (brasiliano) chiude in 11 ore 35′
Nessun italiano al via
70-74 Herman Hefti (Repubblica Ceca) in 12 ore 44′
Giovanni Pastorelli al via non termina la propria gara
75-79 Gennaro Margiulo (USA) chiude in un tempo rispettabilissimo di 13 ore 32′
Nessun italiano al via
80-84 Warren Hill (Nuova Zelanda) è l’unico finisher in 16 ore e 38 minuti

Le vincitrici di categoria e le migliori italiane

 

Age Group Vincitrice
18-24 Laura Adde (UK) in 10 ore e 44′
L’italiana Fabia Maramotti chiude sesta in 11 ore 19 minuti
25-29 Natia Van Heerden (Sudafrica) vince in 9 ore e 39 minuti
L’italiana Teodolinda Camera chiude 46esima in 13 ore e 52 minuti
30-34 Emily Purbrok (UK) vince in 9 ore e 20 minuti
L’italiana Alice Nattero fininsce in 11 ore e 39 minuti
35-39 Jana Richtrova (Repubblica Ceca) vince in 9 ore e 55 minuti
Nessuna italiana al via
40-44 Georgina Gadient (Svizzera) vince appena sopra le 10 ore
La prima delle tre Italiane è Valentina Sestan in 11 ore e 25 minuti. La nostra “insider” Angela Fogarolli chiude in 11 ore e 29 minuti
45-49 Janette Dammer vince in 9 ore e 45 minuti
L’italiana Elisabetta Villa, dopo il terzo posto del 2017 e il secondo del 2018, ancora sul podio con un crono di 9 ore 55 minuti
50-54 Beate Geutz (Germania) vince in 9 ore e 46 minuti
Nessuna italiana al via
55-59 Gill Fullen (UK) vince in 10 ore e 55 minuti
Nessuna italiana al via
60-64 Mary Mitchell (Australia) vince in 11 ore e 47 minuti
Nessuna italiana al via
65-69 Laureen Nelson (Canada) vince in 12 ore e 47 minuti
Nessuna italiana al via
70-74 Bobbe Greenberg vince in 14 ore 7 minuti
Nessuna italiana al via

Alcune riflessioni su Ironman World Championship 2019 di Kona

L’Ironman World Championship, per quanto riguarda il triathlon, è La gara delle gare. Il percorso di avvicinamento è impegnativo non solo per gli allenamenti, ma anche perché per centrare la qualifica occorre  farne uno nell’anno solare precedente e per gli age group fare due prestazioni di livello in un anno è impegnativo. Un po’ come fare due maratone ad alto livello in un anno per un atleta professionista.

Gli stessi atleti a podio hanno la qualifica di diritto per l’anno successivo, a patto di terminare un IronMan nell’anno che precede la competizione.

Il percorso è anche economicamente impegnativo. Ogni gara costa circa 500 euro, a cui aggiungere il soggiorno: cosa questa che può essere tramutata in un piacevole diversivo per una vacanza in un posto di mare, per esempio Lanzarote.

La nostra “insider” Angela ci racconta di allenamenti che arrivano a 15 ore a settimana, seguiti da coach esperti soprattutto nel nuoto, il tallone d’achille dei triathleti. Il tutto ripagato peraltro da un clima sereno alla vigilia della gara dove atleti professionisti (e non) ricevono gli applausi dai volontari e dal pubblico persino nei posti più impensati durante la frazione ciclistica.

La nostra insider a Ironman World Championsip di Kona

La nostra insider a Ironman World Championsip di Kona @FB Angela Fogarolli.

La gara è temuta da tutti per le condizioni dell’oceano, per le alte temperature e il vento, capaci di spezzare anche gli atleti più tenaci.

C’è un grande affollamento nelle categorie “middle-aged”, ovvero dai 35 ai 55 anni, dove l’atleta è più maturo e resistente per portare a termine una prova di questo genere e, non nascondiamolo, dispone anche di tempo e denaro per potervisi dedicare.

I tempi di alcune categorie sono veramente notevoli, e il traguardo delle 10 ore, un po’ come le tre ore in maratona, risulta raggiunto da più persone, donne comprese: come Elisabetta Villa, tre volte a podio nelle ultime tre edizioni.

Stupiscono alcuni finisher over 70, da encomiare solo per la voglia di provarci. Addirittura un finisher oltre gli 80 anni, chapeau!

Di contorno alla manifestazione ci sono molti eventi che possono essere interessanti soprattutto per chi non partecipa alla gara.

Quindi, cosa aspettate a mettervi alla prova?
Volete diventare un Ironman finisher?

A proposito dell'autore

Giuliano Giacomelli, ingegnere prossimo ormai al mezzo secolo di vita, insegna triathlon e mountain bike ai ragazzi trentini. La terra, l'aria e l'acqua (e naturalmente la neve) sono il terreno di gioco dei suoi sport preferiti. Campione Italiano triathlon cross M2 2017 e 2019. Finalista ai mondiali Xterra 2018.