Dall’altra parte del traguardo: il giudice del triathlon Giuliano Giacomelli 23 Aprile 2019 notizie Chi ha iniziato a praticare triathlon, si sarà reso subito conto di una presenza, a tratti arcigna e severa, di persone con la giacca rossa e la teca in mano: i famigerati giudici di gara. Inflessibili nel dire agli atleti di indossare il casco in zona cambio, di disporre adeguatamente scarpe e bici, ricordano le mamme o le zie che redarguivano i bambini da piccoli nel riordinare la loro stanza. Oggi incontriamo Cristina Postal, giudice da inizio 2018 e mamma di una atleta junior; una che il triathlon lo conosce bene. [Triathlon.BiciLive.it]: Cristina buongiorno e grazie della disponibilità. Parlaci di te e di come sei arrivata ad essere giudice di triathlon? [Cristina Postal]: Sono sempre stata una persona molto sportiva, ho praticato e sto praticando diversi sport tra i quali sci alpino, trekking, canyoning, equitazione. Ho un passato da atleta di arti marziali. Nel settore delle arti marziali ho fatto anche il giudice e mi è sempre piaciuto molto. Quando mio figlio ha iniziato a praticare triathlon mi sono subito appassionata tanto e sono diversi anni che lo accompagno alle gare in tutto il nord Italia e una volta anche fino a Salerno. Vedevo queste persone vestite di rosso sempre un po’ defilate però importantissime nello svolgimento della gara. Allo sprint di Campiglio di due anni fa ho chiesto informazioni ai giudici presenti e quindi ho chiesto che venisse organizzato un corso nella nostra zona. Finalmente all’inizio di questo anno la FITRI (Federazione Italiana Triathlon) è riuscita a organizzarlo e ovviamente ho partecipato. [Triathlon.BiciLive.it]: Come si diventa giudice nel triathlon? Il percorso è impegnativo? [Cristina Postal]: Come detto sopra si deve partecipare ad un corso di una giornata al termine della quale c’è un esame scritto da superare. A quel punto diventi “aspirante giudice triathlon” e devi fare due gare con tale titolo. Poi i giudici effettivi a cui sei stata affidata per queste due gare comunicheranno se puoi diventare giudice effettivo. Da questo momento in poi puoi candidarti come giudice alle gare previste sul calendario FITRI. Per un certo periodo finché fai pratica sei giudice di settore, quindi puoi stare in zona cambio, alla spunta in partenza, sul gommone nella parte nuoto, in arrivo, ecc. Dopo un certo periodo puoi diventare giudice arbitro, cioè il giudice responsabile della gara che coordina gli altri giudici, e dopo un paio di anni puoi fare l’esame per giudice nazionale, cioè fare il giudice alle gare dove viene assegnato un titolo nazionale. L’ultimo step è l’esame per giudice internazionale che viene svolto in inglese: questo sarebbe il mio obiettivo. [Triathlon.BiciLive.it]: Quali sono i problemi nel gestire una gara di triathlon dal punto di vista del giudice? [Cristina Postal]: Bisogna fare una distinzione tra giudice arbitro e giudice di settore. Il giudice arbitro ha una grande responsabilità: innanzitutto gestire i giudici di settore, poi verificare che i percorsi delle varie frazioni siano corretti, che in zona cambio ci sia la giusta compensazione (cioè che ogni atleta indipendentemente dalla sua postazione esegua la stessa distanza per entrare e uscire dalla zona cambio), che sia presente il medico, tenere i contatti con l’organizzazione e i cronometristi, fare il report a fine gara, controllare gli squalificati e i ritirati e altre innumerevoli incombenze. Potrei citare un problema tra tutti: un atleta si ritira durante la frazione nuoto e non lo comunica né ai volontari né ad uno dei giudici. Non si presenta alla frazione bici e quindi risulta posizionata in zona cambio ma l’atleta non è partito per la frazione bici. A questo punto ci si deve attivare immediatamente per verificare che non sia successo nulla in acqua e fare tutte le ricerche del caso. [Triathlon.BiciLive.it]: Quali sono gli errori principali che i concorrenti commettono e che invece dovrebbero tenere sempre in considerazione? [Cristina Postal]: La prima cosa che mi sento di dire è che la maggior parte degli atleti non sa le regole base del triathlon e non leggono il regolamento della gara a cui stanno partecipando. Mi è capitato innumerevoli volte in zona cambio di spiegare come e dove deve essere posizionato il materiale, che il casco quando si posiziona la bici deve essere allacciato (perché? semplice: il giudice è tenuto a controllare che il casco sia allacciato correttamente per la frazione bici, che il gancetto non sia troppo allentato e quindi in caso di caduta sia pericoloso). La mancata conoscenza delle regole porta ad errori grossolani, per esempio la maggior parte degli atleti non sa che è vietato gettare le borracce, pena la squalifica; a volte non sanno che in alcune gare il superamento della mezzeria con la bici è squalifica, che se tagli la boa nella frazione nuoto sei a rischio squalifica, se non comunichi il ritiro a uno dei volontari o dei giudici puoi essere segnalato alla federazione come infrazione grave e via dicendo. La situazione peggiore mi è capitata a un olimpico dove abbiamo fermato in zona cambio un atleta tedesco che si era fatto quasi 800 km per partecipare però aveva una bici da crono con i cambi sulle prolunghe. Nel regolamento della gara, tra l’altro scritto in 4 lingue era ben specificato che le bici con quell’allestimento non erano ammesse perché non era una gara no-draft. O si trovava una bici da noleggiare oppure non poteva partecipare. [Triathlon.BiciLive.it]: Ti è mai capitato di ammonire un concorrente? O di squalificarlo? Come si sente un giudice in queste situazioni? [Cristina Postal]: Mi è capitato alla terza gara a cui ho partecipato come giudice. Un atleta è entrato in zona cambio con il casco slacciato, l’abbiamo richiamato e lui invece di fermarsi, allacciarlo e poi posizionare la bici alla sua postazione, prima ha fatto un brutto gesto e poi è passato alle offese verbali. Questo tipo di infrazione prevede la squalifica immediata dell’atleta. Non è stato piacevole. Credo che l’educazione venga prima di tutto in ogni circostanza. Io tendo a prevenire le possibili infrazioni, non sono un giudice dal fischietto facile, sono lì per aiutare gli atleti a rispettare le regole non a squalificarli a ogni costo, quindi prima di usare cartellini avviso verbalmente. Quando si è in zona cambio durante il posizionamento della bici e del materiale è importante continuare a controllare e in presenza dell’atleta avvisarlo che deve riposizionare o sistemare la propria attrezzatura. Poi però ci sono situazioni a cui non si può derogare. [Triathlon.BiciLive.it]: Ti è capitato di giudicare tuo figlio a una gara? Oppure non è ammesso? [Cristina Postal]: È capitato spesso che io faccia il giudice a una gara dove lui gareggia. Ma gli ho sempre detto che nel momento in cui io sono giudice, lui per me è un atleta tale e quale agli altri e quindi lo giudico come tutti gli altri. Devo dire che i ragazzi giovani che partecipano alle gare sprint od olimpici sono molto corretti e rispettosi delle regole, sanno come posizionare l’attrezzatura in zona cambio, sanno quando mettere o togliere il casco, sanno che quando escono dall’acqua non va buttata a terra la cuffia o buttata la borraccia quando sei in bici, pena la squalifica. Questo forse è dovuto al fatto che loro imparano le regole di questo sport fin da giovani e quindi eseguono tutto in maniera quasi automatica. [Triathlon.BiciLive.it]: Consiglieresti di intraprendere questo cammino a un appassionato di sport? Bisogna avere tanta passione perché fare il giudice a una gara è molto faticoso, bisogna essere sul campo almeno un’ora prima dell’apertura zona cambio e si finisce ben oltre all’arrivo dell’ultimo atleta, poi a volte si rischia di saltare anche il pranzo, per rispetto nei confronti degli atleti non è opportuno mangiare e men che meno fumare davanti a loro. Se poi vai a fare il giudice a un super lungo, cominci alle 4.30 la mattina e finisci alle 23.30. Devi avere molta pazienza sia con gli atleti che con gli allenatori, genitori, spettatori, turisti che si lamentano che non possono passare dalla ciclabile proprio in quel momento. D’altra parte però conosci un sacco di gente, ogni gara impari qualcosa di nuovo, stai in mezzo agli atleti, alle gare giovanili ti diverti un sacco a vedere la grinta dei bambini. Sì, io lo consiglio assolutamente. [Triathlon.BiciLive.it]: Grazie Cristina per il tuo contributo e buon lavoro: triathleti siete avvertiti, ora non avete più scuse per sbagliare!