La posizione in bicicletta nel triathlon è fondamentale per massimizzare la prestazione in una frazione della gara corsa contro il tempo.

Che sia con scia o senza scia (draft o no-draft in inglese) la frazione in bici di una gara di triathlon è quasi totalmente priva degli aspetti tattici tipici di una su strada, per cui occorre concentrarsi sull’ottenimento di una pedalata redditizia, fluida e potente dall’inizio alla fine.

Vediamo quali sono gli aspetti principali: normativi, funzionali e tecnici.

Il marchio UCI che identifica il tipo di bicicletta secondo il regolamento

Il marchio UCI che identifica il tipo di bicicletta secondo il regolamento.

Regolamento delle gare di triathlon per l’uso della bicicletta

Il regolamento FITRI (Federazione Italiana TRIathlon) si rifà al regolamento ITU (International Triathlon Union) che a sua volta si rifà al regolamento UCI (Unione Ciclistica Internazionale) per quanto riguarda le misure e i pesi delle biciclette.

Nel caso di scia ammessa (sia nel triathlon sia nel duathlon) le norme sono quelle valide per le gare su strada, in caso contrario sono valide quelle per le cronometro.

Ogni bicicletta in commercio marchiata UCI per i due tipi di gare (RD e TT) va dunque bene anche se in contrasto con una delle norme ITU che prevedono misure specifiche.

Sostanzialmente le biciclette ammesse devono avere delle misure standard (comuni a tutti i prodotti in commercio) con alcune differenze ben riassunte nelle due figure seguenti: la bici da strada deve avere la punta della sella arretrata di più di 5 cm (2 cm per le donne) dall’asse verticale passante per il movimento centrale, mentre quella da cronometro può avere la sella posizionata più avanti.

Principali misure di una bici da strada da regolamento ITU - @ ITU

Principali misure di una bici da strada da regolamento ITU. Photo credits: www.triathlon.org.

Nelle gare con bici da strada (con scia ammessa dunque) non sono permesse ruote lenticolari e protesi al manubrio che eccedano la linea dei freni. Sono ammesse piccole prolunghe con appoggia gomiti che devono essere unite in in punta: sulle stesse non è consentito l’utilizzo di freni o cambio, per scoraggiare la posizione da crono tipica delle gare senza scia.

Nelle bici da crono, utilizzabili nelle gare senza scia e dal triathlon medio all’Ironman, è possibile utilizzare ruote lenticolari o con meno di 12 raggi (ruote a razze) e prolunghe con cambi e appoggia gomiti. I cambi sono conteggiati ai fini della lunghezza generale della bicicletta; questo non rappresenta più un problema con i cambi elettronici che sostituiscono le levette in cima alle prolunghe.

Riassumendo: la bici da crono può essere utilizzata nelle gare senza scia (dall’Olimpico in su) perché in queste gare è fondamentale la prestazione contro il tempo in quanto non si possono effettuare quei tatticismi tipici delle gare su strada tra cui, appunto, la scia.

Si privilegia quindi la penetrazione aerodinamica sdraiando il ciclista in avanti e utilizzando prolunghe, a scapito della agilità e della dinamicità della posizione tradizionale, che permette di controllare meglio la bicicletta nelle varie fasi di gara, effettuare accelerazioni a volte brusche (per uscire da una curva e recuperare il gruppo, per scattare in salita, ecc…) o alzarsi sui pedali.

Naturalmente queste  manovre possono essere fatte anche con la bici da crono, ma risultano meno agili proprio per la geometria della bici stessa.

Principali misure di una bici da cronometro da regolamento ITU - @ ITU

Principali misure di una bici da cronometro da regolamento ITU. Photo credits: www.triathlon.org.

La posizione in sella per un’ottima spinta dell’atleta sui pedali

La posizione classica in sella del ciclista, con il peso sulla sella leggermente arretrata rispetto all’asse verticale passante per il centro del movimento centrale, corrisponde a un preciso bilanciamento tra l’altezza sella e il suo arretramento.

Questo deve consentire di far girare le gambe in maniera armonica con la necessità di avere la maggiore spinta in corrispondenza di un intervallo che, guardando la corona come fossimo davanti a un orologio, va dalle 2 alle 5.

In questo punto della pedalata, tra il punto morto superiore (piede in verticale sopra il movimento centrale) e il punto morto inferiore (piede in verticale sotto il movimento centrale) si spinge con la massima forza sui pedali grazie alla leva favorevole.

Se il corpo del ciclista fosse più avanti si otterrebbe una maggiore spinta ma gravosa per l’articolazione del ginocchio e dell’anca e causa di tendinopatie ai legamenti: per questo motivo la si usa in contesti limitati nel tempo (come nelle bici da pista o da crono appunto).

Per approfondire l’argomento potete leggere il nostro articolo su come regolare altezza e arretramento della sella bici da corsa.

Come cambia l’aerodinamica e la spinta in base alla posizione e alla bicicletta da crono

Per il posizionamento in bici ci siamo avvalsi della collaborazione del laboratorio Movelab.

Nella foto seguente vediamo una atleta correttamente posizionato in sella alla sua bicicletta da corsa.

In questa posizione il ciclista è seduto sulla sella con i polsi sulle prese avanzate del manubrio: le gambe hanno un angolo corretto sia in fase di punto morto superiore sia in quello inferiore. Il corpo è correttamente seduto sulla sella e l’atleta non avverte dolori o sfregamenti nell’area perineale.

Per trovare la sella giusta una volta si utilizzava il vecchio metodo di sedersi nudi su un cartone, prendere la distanza dai fori prodotti dalle ossa ischiatiche da cui desumere una larghezza sella ideale.

Un ciclista in sella alla bici da corsa

La posizione del ciclista in bici da corsa.

Oggi i team professionisti utilizzano delle “calze” da apporre sopra la sella con dei sensori che possono registrare le pressioni in maniera dinamica durante la pedalata, con valori che variano anche in base alle posizione delle mani e quindi all’avanzamento o meno del corpo sulla bicicletta. Si tratta di strumenti molto costosi, dell’ordine di migliaia di euro, che si trovano solo nei migliori centri.

Vediamo ora un ciclista sdraiato in posizione crono: la posizione è la stessa durante l’utilizzo di un paio di prolunghe corte ammesse nelle gare con scia.

Un ciclista in posizione sulla bici da crono con le prolunghe

La posizione del ciclista in bici da corsa con prolunghe.

In questo modo il ciclista ottiene grandi benefici, riuscendo a spingere rapporti più duri e passare agevolmente dai 30 km/h ai 40 o 45 km/h.

Nella figura seguente si vede il risultato: a sinistra le pressioni sulla sella in posizione normale, con il canale centrale libero da pressioni, e le due zone ischiatiche con circa mezzo bar di pressione in maniera pressoché uniforme. Il ciclista in test ha una propensione ad appoggiarsi in avanti a destra, ma non risulta un problema. A destra si vede la maggior pressione in avanti dovuto allo spostamento del baricentro del corpo appoggiandosi semplicemente con i gomiti sul manubrio.

Pertanto questa posizione va utilizzata per poco tempo, compatibile con una gara come un olimpico veloce, dove avere una bici da corsa per tatticismi e scatti è un vantaggio, ma è anche un vantaggio poter utilizzare una posizione aerodinamica.

Analisi al PC dei risultati dei sensori di pressione sulla sella: a sinistra posizione normale, a destra con prolunghe da crono.

Analisi al PC dei risultati dei sensori di pressione sulla sella: a sinistra posizione normale, a destra con prolunghe da crono.

Vediamo adesso lo stesso atleta sulla bici da crono.

La figura evidenzia i notevoli vantaggi di questa posizione: elevata aerodinamicità, possibilità di spingere rapporti molto duri, rilassatezza del tronco e delle braccia.  Utilizzando una bici specifica inoltre si hanno inoltre vantaggi evidenti quali:

  • possibilità di utilizzare i cambi sulle prolunghe non dovendo spostare le mani nei tratti in salita e discesa (i freni sono vietati sulle prolunghe)
  • elevata aerodinamicità del telaio, degli accessori quali portaborraccia e dei componenti quali freni nascosti dal telaio (è ammesso l’uso di portaborraccia aerodinamici sulle prolunghe)
  • utilizzo di prolunghe aerodinamiche (come abbiamo visto nelle recenti prove dell’Ironman)

L’analisi delle pressioni sulla sella, di tipologia diversa naturalmente adatta alla bici da crono, è evidenziata nella figura seguente: il ciclista è spostato in avanti con il corpo e, fatta eccezione per un lieve carico a sinistra, è messo correttamente: non deve trarre in inganno il disegno della figura della sella.

Analisi delle pressioni dinamiche su due differenti selle da triathlon pedalando su una bici da crono

Analisi delle pressioni dinamiche su due differenti selle da triathlon pedalando su una bici da crono.

Quando utilizzare una bici da crono e quando invece no

Quando pensiamo alla bici è bene comprendere il tipo di prestazione che si intende affrontare: in base al percorso della frazione in bici di un triathlon è fondamentale capire come orientarsi, perché la frazione in bici è poco meno della metà del tempo di gara e quindi qui si possono giocare importanti sfide.

Prendiamo per esempio un triathlon olimpico, in cui la frazione di bici di 40 km può avere più o meno dislivello: si va da un dislivello pari a zero di un olimpico a Grado (VE), a un dislivello di circa 600 metri per un olimpico a Caldaro (BZ) o di Lavarone (TN), fino ai quasi 1000 metri del Campionato Italiano a Iseo (BS), dove peraltro grazie al fatto che è vietata la scia sarebbe possibile utilizzare bici da crono.

Se andiamo a vedere le medie di un atleta di metà classifica si va dai 40 km/h di Grado, ai 35 di Caldaro e poco sopra ai 30 di Iseo, dove è presente molta salita. Nelle ultime due gare inoltre il percorso è molto nervoso con curve e tornanti che richiedono padronanza del mezzo e una bici agile.

Pertanto la nostra risposta risulta semplice: a Grado la bici da crono è ammessa e diventa un vantaggio netto, a Caldaro si deve utilizzare una bici normale, a Iseo, pur ammessa la bici da crono, è sicuramente meglio optare per una bici normale che si può attrezzare con prolunghe e sella modificata visto il percorso.

Alcuni tipi di prolunghe presenti sul mercato

Alcuni tipi di prolunghe presenti sul mercato.

Se invece vogliamo preparare un triathlon medio, oppure tentare un Ironman abbiamo bisogno sicuramente di una bici da cronometro?

Non è detto: con pochi accorgimenti e poca spesa possiamo trasformare la nostra bici da corsa in un’ottima bici da crono:

  • prolunghe aerodinamiche
  • sella e reggisella in posizione avanzata
  • ruote aerodinamiche ad alto profilo

Questo permette di sfruttare la posizione aerodinamica senza effettuare grossi cambiamenti: sul mercato esistono prolunghe di vario tipo.

Nonché selle da crono che permettono una seduta comoda in posizione avanzata.

Questo permette di spendere poco (sicuramente meno di 1000 euro), e di avere una bici completamente intercambiabile, una volta fissati con dei semplici pezzi di nastro adesivo le varie altezze e regolazioni anche chi ha poca dimestichezza con la meccanica può effettuare il cambio a casa.

Naturalmente un bici da crono ha tutta una serie di vantaggi: in primis l’aerodinamicità del telaio e della componentistica, i freni carenati (se non sono a disco), i portaborraccia carenati e le prolunghe aerodinamiche. Sulle prolunghe è possibile mettere i cambi per non perdere tempo togliendo le mani per scalare marcia: in certe situazioni, tipiche dei triathlon lunghi, può esser veramente determinante per tenere una cadenza di pedalata ottimale.

Tutte funzionalità che incidono naturalmente sul peso e sul portafoglio del triatleta.

Alcuni tipi di modelli di selle da cronometro

Alcuni tipi di modelli di selle da cronometro.

Le conclusioni

Ribadiamo quindi i punti fondamentali di questo articolo:

  • è bene investire almeno una volta nella vita in un corretto posizionamento in sella effettuato da un professionista;
  • anche montare delle semplici prolunghe può portare a modificare radicalmente la vostra posizione in sella che può provocare fastidi, sfregamenti o lesioni, e pertanto anche questa fase dovrebbe essere seguita da uno studio professionale;
  • alle prolunghe è bene accoppiare una sella e un reggisella, quest’ultimo per facilitare il cambio bici/crono;
  • se volete tentare un medio o un olimpico particolarmente veloce, anche solo montare prolunga, sella e ruote può trasformare la vostra scalatrice in una schiacciasassi da crono;
  • i benefici migliori sono sicuramente quelli derivanti dall’utilizzo di una bicicletta da cronometro.

Buone pedalate e buon triathlon a tutti!

A proposito dell'autore

Giuliano Giacomelli, ingegnere prossimo ormai al mezzo secolo di vita, insegna triathlon e mountain bike ai ragazzi trentini. La terra, l'aria e l'acqua (e naturalmente la neve) sono il terreno di gioco dei suoi sport preferiti. Campione Italiano triathlon cross M2 2017 e 2019. Finalista ai mondiali Xterra 2018.